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Perché è ancora importante parlare di omofobia e omosessualità


Secondo appuntamento sul blog per questa Settimana contro l'omofobia!

(Se ve lo siete persi, qui trovate il primo.)

Oggi ho il piacere di ospitare Alessandro Bianchi, amico e blogger, a cui ho chiesto perché continuare a parlare di omofobia e omosessualità.

Lui, per fortuna, ha deciso di rispondere, così posso finalmente dare spazio a chi sperimenta ogni giorno sulla propria pelle questi temi. Buona lettura!

E: Ciao Alessandro! Chi sei e com'è nato Zucchero Sintattico?

A: Ciao! Mi presento: mi chiamo Alessandro, e Zucchero Sintattico è la mia doppia personalit… ehm, identità. Ma non sono un supereroe, più semplicemente mi occupo di creare contenuti per il web. Possiamo dire che sono un blogger (il che mi rende una specie di supereroe, in effetti, perché ci vogliono dei poteri speciali per affrontare il mondo virtuale). Zucchero Sintattico è nato per gioco, quando i blog non andavano ancora di moda, e oggi, che i blog comunque non vanno più di moda, è la cosa che soddisfa la mia esigenza di parlare degli argomenti che mi stanno a cuore.

E: Il bello del tuo progetto è che mescola – con acuta leggerezza – frammenti di vicende personali a temi collettivi come l’orgoglio LGBT+ e il femminismo… Perché, secondo te, è ancora importante parlarne?

A: Perché in settanta Paesi del mondo in questo momento sarei in galera. In undici di questi rischierei la pena di morte. Chi nasce in Italia è fortunato. Certo, ci dobbiamo sorbire Toninelli, le discussioni sulla partita il lunedì e le repliche di Centovetrine, ma i rischi per gli omosessuali sono minori rispetto a tanti posti in cui la comunità LGBT+ non ha proprio facoltà di parola. Per questo dobbiamo noi dare voce a tutti quelli che non ce l’hanno.

E: Qual è, per te, la parte più difficile di essere persone LGBT+ oggi?

A: Per quanto mi riguarda, è il dover vivere con la consapevolezza che le cose non cambieranno tanto presto, e probabilmente non ci sarò più quando la mia comunità avrà tutti gli stessi diritti degli altri. Ce la farò a sposare Mika? Ce la farò ad adottare un figlio con Ricky Martin? Non credo, ed è un po’ triste da pensare, ma non per questo mi arrendo.

E: Cosa possiamo fare, tutti i giorni e non, per combattere l’omofobia?

A: Possiamo prendere posizione, tutte le volte in cui ne abbiamo l’occasione. Possiamo pensare, anche se non siamo persone LGBT+ (o migranti, o diversamente abili, o donne, o persone di colore) che se fossimo nei loro panni ci farebbe piacere avere degli alleati. In realtà avere degli alleati non è solo un piacere: è piuttosto fondamentale.

E: C’è qualcosa che vorresti far sapere a chi ancora non riesce ad esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale?

A: Consiglio due cose: innanzitutto di guardare Will & Grace (lo confesso: io mi sono accettato così). E poi ripeterò quello che una volta ho sentito dire a Ian McKellen (il noto Magneto nella saga cinematografica degli X-men): io conosco una marea di persone omosessuali. Una marea, centinaia, migliaia. Ma non ne conosco nessuna che si sia pentita di aver fatto coming out.

E: Per concludere: qualcosa che non ti ho chiesto, ma che vorresti comunque dire?

A: Sì. Tenete botta, sempre!

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