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Innovazione + disabilità = Make to Care


Nato dalla collaborazione tra Polifactory del Politecnico di Milano​ e Sanofi Genzyme (Italia),

MakeToCare è la prima ricerca a fornire una mappa delle soluzioni innovative per persone con disabilità presenti sul territorio nazionale.

L'indagine (interamente scaricabile qui) è sostanzialmente esplorativa e qualitativa, ma ben articolata.

Dopo un'introduzione alle maggiori sfide dell'attuale contesto socio-sanitario (cronicità e invecchiamento della popolazione), ed una breve rassegna dei maggiori trend nel campo dell'innovazione per la salute e la sanità (come medicina di precisione, predittiva e robotica), il report presenta una descrizione dell'ecosistema italiano intorno alla innovazione per la disabilità, soffermandosi su una selezione dei progetti rilevati (in totale 182) ed estrapolando alcuni dati interessanti rispetto a:

  • sistema di appartenenza: istituzione, imprenditoriale-industriale e "individuale" (pazienti/caregiver);

  • area geografica: nord, centro, sud e isole;

  • tipologia di prodotto: ausilio, ortesi, ambienti digitali (app/piattaforme), dispositivi medico-sanitari ed eventuale posizionamento - dentro, sul, con o fuori dal corpo;

  • tipo di bisogno: comunicazione e interazione, riabilitazione, autonomia, mobilità, cura della persona, monitoraggio e prevenzione, personalizzazione delle soluzioni;

  • beneficiari: soggetti con patologie degenerative o esiti traumatici, patologie o deficit neurologici, cognitivi, relazionali, deficit sensoriali, malattie croniche, oncologiche, rare o ereditarie.

Ancora più interessanti, però, sono le conclusioni e le direzioni che questo report traccia.

La principale, a mio avviso, è che MakeToCare ha contribuito a chiarire che i pazienti innovatori esistono e costruiscono valore sociale ed economico, ma faticano ancora ad entrare all'interno dei circuiti ufficiali dell’innovazione. Spesso, infatti, si tratta di singoli individui che hanno difficoltà ad entrare in relazione con un sistema di soggetti così complesso e allargato.

Questo significa - ed è il cuore del report - che l'innovazione è fortemente animata da spinte cosiddette bottom-up, nate cioè dal basso, da chi si confronta quotidianamente con un problema e dunque con un bisogno. Di conseguenza, chi a livello istituzionale e/o

imprenditoriale si occupa di sviluppare e produrre innovazione non può più prescindere dal coinvolgimento diretto di pazienti e caregiver. Soggetti che, esperti della propria salute, diventano interlocutori alla pari e co-costruttori di una sanità partecipata e diffusa, più sostenibile.

Andrea Camilleri - Topiopì.

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